giovedì 26 dicembre 2013

Krismasi Njema!

Tre giorni di Natale!! meglio di così! 
Ora siamo distrutti, ma è stato un Natale davvero...

speciale, diverso, coinvolgente, felice, stancante, affollato, assurdo, sorridente, caldo, sentito, religioso, frammentato, preparato, desiderato, sorprendente!

Primo Giorno (24): la vigilia di Natale l'abbiamo passata a preparare il Nostro Natale..ovvero la festa che avremmo vissuto con i nostri bimbi in orfanotrofio il 26. L'idea iniziale era di preparare un pranzo vero e proprio per tutto l'orfanotrofio, in modo che anche loro per una volta vivessero un vero Natale (non sono abituati a fare grandi feste). Poi gli eventi hanno fatto cambiare i programmi di tutti e quindi anche i nostri. Quindi la nostra festa si è limitata al momento dolci del 26. Dicevamo.. il 24 abbiamo fatto la spesa e abbiamo preparato, assieme ad Elisa, una ragazza italiana che sta con noi qui all'orfanotrofio, ad Hanne e a Nina, le due ragazze tedesche che si fermeranno qui per nove mesi, dei biscotti con ricetta tedesca e il dolce al mars! Poi abbiamo cucito (Elisa con il nostro sostegno più morale che pratico!) le bandierine da appendere al soffitto; abbiamo creato delle stelle con delle cannucce, le abbiamo dipinte d'oro e le abbiamo appese nel salone; e abbiamo fatto, assieme ai bimbi, l'albero di Natale su un cartellone, l'abbiamo appeso e ogni bimbo ha attaccato la sua pallina, cuoricino, stellina :)








La sera poi Cenone dai ragazzi del Cuamm!! serata in compagnia, molto piacevole, allegra. Abbiamo respirato un po' di aria natalizia nostrana, aiutati dal cibo e dalle canzoni a tema! Alle dieci la Messa che è durata un numero incalcolabile di ore (non l'abbiamo vissuta proprio tutta tutta...). 



Giornata stancante e allegra.

Secondo Giorno (25): a l l u c i n a n t e. Il motivo per cui abbiamo dovuto posticipare la nostra festa di un giorno è stato perchè una tipa della televisione ha voluto offrire il pranzo di Natale a tre orfanotrofi della regione di Iringa. É stata un'esperienza alienante, assurda e per certi versi incomprensibile. Alle dieci circa in orfanotrofio è arrivata una jeep con sopra 6-7 ragazzi con tanto di maglietta arancione con il logo del programma televisivo, hanno cominciato a fare riprese e fotografie in giro per l'orfaotrofio, hanno dato una maglietta ad ogni bambino, ogni dada e ogni musungu (mancavano solo le suore!) e se ne sono andati dicendo che alle undici sarebbe arrivato un pullman a prelevarci. Alle 12.45 è arrivato un pulmino mignon in cui, tutti pressati, ci siamo stati in metà di quanti eravamo (…). Indi per cui ha fatto due giri (NB Tosa-Iringa: 40 minuti). Siamo arrivati completamente ignari di ciò a cui saremmo andati incontro.. siamo entrati in questo salone enorme addobbato a mo' di matrimonio: tavoli rotondi con tovaglie bianche, sedie ricoperte bianche ecc. in fondo alla sala c'era un palco con due poltrone tipo talk show. Pieno di telecamere e macchine fotografiche. C'era una presentatrice che ha introdotto e fatto entrare sta tipa che dev'essere famosa in tanzania che ha iniziato il suo programma televisivo.. facendo salire sul palco i vari ospiti importanti e i responsabili dei tre orfanotrofi. Immaginatevi questi 200 e passa bambini seduti su sti tavoli enormi ad aspettare di mangiare guardando sta pagliaccia che blaterava blaterava blaterava.... abbiamo mangiato dopo le tre!!! La parte peggiore è venuta quando sta tipa ha cominciato a chiamare a ripetizione i tre orfanotrofi dando regali con un'ostentazione fastidiosa. Quando poi ha tirato fuori tre mazzette da cento mila scellini (meno di 50 euro) e li ha dati mettendosi in posa per la “foto da benefattrice”.. volevamo scappare!!



L'esperienza ha sfiorato l'assurdo, però è stato quasi interessante vedere quest'aspetto surreale della beneficenza. Siamo abituati a criticare o apprezzare il modo di fare beneficenza dei bianchi. Vedere come dei tanzaniani “aiutano” dei tanzaniani fa riflettere. Era inevitabile durante il pranzo in quel salone asettico e colmo di gente pensare al pranzo di Natale che magari stavano facendo le nostre famiglie; però girarsi e incrociare lo sguardo di un bimbo felice solo perchè sta bevendo una fanta o un succo di frutta..ci faceva uscire un sorriso. E vedere come i nostri bimbi lottavano per stare in tavolo con noi o si rifugiavano fra le nostre braccia per scappare da questi estranei carichi di telecamere.... ci siamo sentiti in una grande famiglia e siamo stati felici di aver vissuto questo Natale con loro!

Giornata assurda, estenuante ed interessante.

Terzo Giorno (26) : Innanzi tutto i battesimi!! Qui i battesimi li fanno tutti d'un colpo.. non esiste che uno battezza suo figlio quando vuole: o a Pasqua o a S.Stefano. Non siamo riusciti a contarli, ma probabilmente sono stati battezzati un centinaio di scricioletti cioccolatosi. È stato emozionante nonostante la calca e la durata (4 ore di Messa). È stato bello vedere il modo in cui questi genitori affrontavano questa cosa: erano emozionati, trepidanti, preoccupatissimi dell'aspetto (proprio e del figlio), delle foto e di tutto il resto. Non vi descriviamo per filo e per segno la Messa, ma ci sarebbe da fare un post solo su questo!! molto bello. Fatto sta che ora nel nostro orfanotrofio ci sono 18 bimbi battezzati in più :)



Tornati a casa ci aspettava la festa!! abbiamo pranzato tutti assieme nello stanzone che avevamo addobbato e finito il pranzo abbiamo portato i vari dolci e biscotti e i bimbi sono impazziti dalla gioia. Poi è venuto il momento dei regali: assieme ad elisa avevamo pensato ad un regalo per ogni Dada (un kanga, telo che si mettono in vita), ogni Kaka (ciabatte) e per i bimbi (un cesto pieno di caramelle e ciupa-ciupa!!). Sono stati molto felici... credo che i ragazzi non avessero mai ricevuto un regalo di Natale e credo anche che la cosa che più li abbia resi contenti sia stata la festa in sé! Mangiare tutti insieme, festeggiare, vivere un'atmosfera di gioia e di famiglia. Non sono cose così ovvie e frequenti qui. Tanto che all'inizio vengono quasi accolte con diffidenza... ma poi riempiono il cuore. A tutti. Tutti tutti, anche noi sciocchi musi bianchi che crediamo di non saper gioire delle piccole cose.. e invece!!! :D (inciso: le dade sono le ragazze-donne che lavorano e vivono qui,seguono i bimbi e si occupano della cucna. I kaka i ragazzi che che lavorano e vivono qui, si occupano degli animali, della cucina e di tutto un po'.)

Giornata emozionante, caotica e dolciosa!













Buon Natale a tutti! … e ci risentiamo a gennaio che domani partiamo per Pemba, un'isola dell'arcipelago di Zanzibar dove passeremo il capodanno con un gruppetto di italiani!





Memo&Gigia

mercoledì 18 dicembre 2013

Tutti abbiamo diritto alle stesse cure (soldi permettendo!)

Siamo andati a “visitare” l'ospedale.. ed è stata un'esperienza davvero forte.
Un pediatra del Cuamm, C., ci ha invitato a fare un giro. Siamo stati fortunati sia per l'occasione in sé, sia per la guida che avevamo: un medico e un uomo davvero in gamba con esperienza decennale in Africa.
L'ospedale di cui parliamo è quello di Ipamba, a 1 km da dove siamo noi; qui lavorano, insieme a medici e infermieri locali, i volontari del Cuamm. Premessa importante: questo ospedale, rispetto agli ospedali governativi come ad esempio quello di Iringa, è migliore in svariate cose.. dall'igiene al personale, dalla disponibilità di farmaci, alle tempistiche di ricovero e di intervento.
Abbiamo cominciato il giro dai bambini... dai bimbi nati prematuri. Piccolissimi e bellissimi.. lettini non ce ne sono abbastanza, quindi erano in 4 o 5 in una culletta. Uno era nato con insufficienza respiratoria ed era attaccato all'ossigeno, in braccio della mamma (donne giovanissime!). Tutti questi bimbi erano avvolti in duecento coperte, con cappelli di lana giganti..quasi non li si vedeva! C. ne ha scoperto uno e sono emerse delle manine grandi come una biglia...
Lasciata questa stanza (perchè erano tutti in un'unica stanza..), C. ha aperto una porta sulla quale c'era il disegno di un canguro, siamo entrati e abbiamo cominciato a sudare! Era la stanza per il canguro, che in parole povere è un'incubatrice naturale. Noi non la conoscevamo, ma in paesi come il Tanzania è la più usata in caso di nascite premature. Sulle pareti c'erano svariati disegni che spiegano alle madri come farlo e perchè farlo. Praticamente la donna, appena ha partorito, per mantenere la temperatura corporea del bimbo, deve metterlo fra i seni, disteso, a contatto con la pelle nuda, deve avvolgerlo e legarselo a sé con fasce e coperte e da quel momento deve vivere in simbiosi con lui fino a quando non raggiunge il peso minimo di 1,8 kg. Tutto questo in una stanza riscaldata in modo, per noi, insopportabile! Quando siamo entrati c'erano due gemellini (grandi poco più di una mano)... e in questo caso per fare il canguro c'era anche la nonna.. un bimbo a testa. C. ci spiegava che era un caso fortunato perchè spesso le donne arrivano da sole a partorire e in casi come questo la mamma deve scegliere il bimbo che sembra essere nato più forte e l'altro lo lascia morire...! Dato allarmante è che in generale in Tanzania, come in molti altri paesi, quando nascono due gemelli, nel 90% dei casi entro il primo anno di vita uno dei due muore.. per svariati motivi: il latte non basta perchè la mamma è denutrita o malnutrita, perchè se si usa il latte in polvere muoiono spesso di diarrea, o semplicemente perchè la mamma già sa o pensa o crede che ne sopravviverà uno solo..e quindi comincia a nutrirne uno solo!! Pensare ai gemelli che conosciamo.. si ferma il respiro per un attimo!




Le cause più frequenti di morte nei primi 5 anni di vita sono: diarrea, Aids e polmonite. Sempre per lo stesso motivo: ignoranza.
Le incubatrici non esistono non tanto perchè non si potrebbe trovare qualcuno che le finanzi, ma perchè non si riuscirebbe a mantenerle. Ci spiegava sempre il nostro mentore che il problema maggiore è il personale: la scarsità numerica e la preparazione inadeguata. Un'incubatrice avrebbe bisogno di costante manutenzione, di igiene assoluta. Dopo ogni bimbo dovrebbe essere pulita, sterilizzata, cambiati i filtri e tutto il resto.. e qui è impensabile. Manca proprio la coscienza di questo. Manca la competenza, non solo quella nozionistica, ma anche quella del buon senso. Servirebbe un'infermiera che si occupi solo di quello, ma qui questo concetto non esiste.
Questa è una cosa di cui abbiamo parlato a lungo. In un ospedale è tutto accentuato ovviamente, perchè si parla della vita delle persone, ma il problema più grosso in Africa, in ogni campo, è l'istruzione, la conoscenza. L'ignoranza è una piaga incolmabile che provoca il 95% dei problemi di questo paese. C. ad esempio è in disaccordo con il motto di Gino Strada che dice “tutti hanno diritto alle stesse cure”.. semplicemente perchè dice che è impossibile. Non siamo troppo d'accordo sull'assolutezza di questo pensiero... però la base è verissima: non sarà mai possibile avere un ospedale come i nostri qui finchè non ci saranno infermieri e medici motivati, competenti e costanti. Il problema più grosso, ci spiegavano, sono gli infermieri: le scuole fanno schifo e loro appena hanno i soldi per mangiare una settimana se ne vanno..quindi diventa anche difficile formarli sul campo. Di medici competenti invece ce ne sono.. il problema magari è che a quelli davvero bravi viene offerto un posto in capitale e ciao ciao (problema diffuso!).
L'altra notte è saltata la corrente, come succede molto spesso, e un bambino attaccato al respiratore è morto perchè non hanno acceso il generatore in tempo; l'unica persona che sa usarlo abita sui monti e (ovviamente!) non è arrivato in tempo. Ma voglio dire, perchè non insegni ad usare sto cavolo di generatore a più persone così eviti queste 'morti stupide'??
Siamo passati alla pediatria. Avete presente le nostre pediatrie? Dimenticatele! Un unico stanzone pieno di bambini malati di qualsiasi cosa. C'era un bimbo malato di tifo vicino a una con la gamba rotta, uno morso da un serpente (con braccio tumefatto,gonfio,pieno di bolle e incisioni) vicino ad una bimbetta con diarrea acuta; in mezzo alla stanza c'era un bambino di 7 anni in coma per Aids (stanotte è morto), di fianco a lui un altro più o memo della stessa età pieno di bolle che non si capiva cos'avesse.... insomma, una scena impressionante. Una trentina di bambini tutti insieme! C'era una puzza allucinante, quasi insostenibile. Una cosa che ci ha molto colpito, ma che capiamo, è il cinismo che medici come C. riescono a costrursi, probabilmente per necessità! Il modo in cui parlavano della vita e della morte di quei bambini... era sconvolgente (per noi). In tranquillità ci diceva che probabilmente il giorno dopo metà di quelli sarebbero morti... come se parlasse del menù della sua cena!! (comunque stanno costruendo un nuovo reparto di pediatria in cui in teoria ci saranno stanze separate almeno per le malattie infettive).  

Pediatria

Un'altra considerazione: il valore della vita, della nascita qui è opposto al nostro. Mentre da noi è quasi una cerimonia, un'avvenimento epocale.. se ne parla per mesi, si preparano cose, si pensa al nome, si chiamano amici e parenti.. in ospedale il padre assiste al parto, l'emozione è palpabile, c'è una gioia incontenibile per una vita che nasce (lo dico per esperienza recente della mia nipotina).... a volte quasi si esagera..... qui è l'opposto: nasce un bimbo e la maggior parte delle volte la madre è da sola, le si chiede che nome ha scelto e lei..'bo,decidete voi', la morte di un neonato è accettata quanto la sua nascita. Fa molta impressione. Non c'entra niente ma è da dire: le donne non urlano durante il parto!  

Sala Parto

Mentre eravamo in corridoio è arrivata un'altra dottoressa del Cuamm che ci ha mostrato una foto che aveva appena fatto ad una donna arrivata da poco in ospedale... aveva un seno completamente mangiato dal calcinoma. Cose, dicevano, che da noi si vedono solo nei manuali di medicina. Si è fermi alla medicina di fine '800! ignoranza e pudore. Ignoranza da non riconoscere alcun sintomo e quindi non farsi curare. Pudore di nascondere ciò che ti rende brutta e menomata tanto da morirne...la prevenzione e la conoscenza non esistono!
Con tono rassegnato il chirurgo dice: e io che posso fare? E C. risponde: sperare che muoia in fretta.....

Post un po' pacco, per alcuni forse banale perchè di queste cose se ne parla e si sa... ma vederle con i propri occhi, ci ha lasciato un vuoto dentro pazzesco. Di cose da dire ne avremmo a milioni, ma non serve!
Foto abbiamo avuto il coraggio di farne molto poche.



Memo&Gigia

venerdì 13 dicembre 2013

Mibikimitali

Siamo tornati ieri da Mibikimitali, un posto a circa un'ora e mezza a ovest da Tosamaganga, in mezzo al niente (tradotto in questa stagione delle piogge..in mezzo al verde!). Posto splendido a quasi 2000 mt.dove le suore teresine hanno la loro campagna e dove un gruppo di volontari trentini ha cominciato (e ormai quasi finito) di costruire una scuola secondaria. Loro vengono qua da un paio d'anni e stanno facendo davvero un bellissimo lavoro. La scuola è molto grande.. forma quadrata con al centro un grande cortile (forma tipica delle scuole qui). Sarà una scuola femminile, una così detta scuola professionale..nel senso che insegna alle ragazze una o più professioni. Lo scopo ultimo è quello di formare le ragazze ad essere donne in grado di occuparsi della famiglia, della casa e di loro stesse! Molto bello e molto ben pensato!

Qui le scuole sono divise in due cicli, non 3 come da noi: le scuole primarie (dai 6 ai 13 anni circa) e le scuole secondarie (dai 14 ai 18,19).

In questa struttura ci sono le aule, l'ufficio per gli insegnanti, i laboratori di fisica, di chimica e l'aula di cucito; una biblioteca, una cucina molto spaziosa dove impareranno a cucinare, un'aula magna, i dormitori per le ragazze e i bagni. Appena fuori c'è una casa dove ora vivono i volontari che stanno costruendo la scuola e dove in un futuro abiteranno le suore che la gestiranno.

Di lavoro ce n'è molto da fare: dare la malta, dipingere, mettere le porte, finire le finestre e i pavimenti, fare il controsoffitto ecc. Questo gruppo di volontari torna in Italia la settimana prossima, a metà gennaio ne viene un altro e la nostra intenzione e di capire se possiamo unirci almeno per una settimana per dare una mano! Loro fanno cicli di più o meno un mese e mezzo e coprono da novembre a marzo circa. Sono soprattutto pensionati, uomini, con una o due donne che fanno da mangiare. Sono davvero eccezionali... c'è l'ex idraulico, l'ex falegname, l'ex elettricista, l'ex muratore, l'ex tutto fare... e riescono davvero a formare una squadra efficiente! E dimostrano un'ospitalità esemplare: abbiamo mangiato benissimo dopo un sacco di tempo, miracolo ;)
È bella la filosofia e il modo di operare di quest'associazione (Gruppo missionario Alto Garda e Ledro): non raccolgono solo fondi e li devolvono qui o lì, ma raccolgono fondi, idealizzano e programmano un progetto concreto, lo approvano e ne testano la fattibilità e l'utilità anche con i lavoratori, gli esperti e le suore del posto e poi si assicurano di portarlo a termine di persona coinvolgendo anche mano d'opera locale.. con cui tra l'altro, a quanto abbiamo visto, stringono anche un ottimo rapporto e li aiutano anche da un punto di vista umano.. (sembrano le fasi di un'impresa di squadriglia, avendoli conosciuti sicuramente alla fine faranno anche la fiesta!!eheheh).
Il posto: una figata! Sembra di essere in montagna da noi.. grandi altopiani verdi, strade sterrate, un sole che quando c'è brucia e quando non c'è fa battere i denti! La scuola è immersa in una di queste spianate con attorno.. il nulla. C'è una pace palpabile e un panorama che potrebbe rendere serene le persone più stressate; ti guardi attorno e pensi 'dev'essere questo il paradiso' !










 Memo&Gigia




domenica 8 dicembre 2013

Festa alla Chekechea

Giovedì c'era la festa di fine anno alla Chekechea! L'asilo dove vanno i nostri bimbi, proprio davanti all'orfanotrofio. E ovviamente siamo stati invitati!

Si festeggiava la fine dell'anno scolastico ed in particolare era una festa in onore dei bimbi dell'ultimo anno che da gennaio andranno in prima elementare. L'anno scolastico qui infatti coincide con l'anno solare. 




 È stata una giornata particolarissima.. da un lato emozionante, dall'altro allucinante :). l'invito era per le 11.00 (noi puntualissimi ovviamente!), siamo arrivati e c'erano tutti i bimbi che giocavano, correvano, urlavano.. e in fondo al giardino c'era una decina di donne che stavano spignattando a più non posso (infatti il pranzo era compreso nell'invito). 


Più o meno fino alle 12.30 non abbiamo fatto nulla se non giocare con i bimbi, farci torturare dalle loro mille manine curiose e prenderci una botta di caldo non indifferente! Poi all'improvviso, come succede in questo periodo, un tetto di densissime nubi nere ci ha sovrastato ed è cominciato a piovere a catinelle! Dopo essere corsi a tirar dentro il bucato steso e le finestre appena dipinte... ci siamo rifugiati nelle aule insieme ai bimbi... a TUTTI i bimbi!!! immaginatevi un centinaio di bambini muniti di tamburo e libertà in una stanza unica.... il caos più totale! [inciso:durante il diluvio universale a memo è scappata la cacchina e ha fatto una fuga in orfanotrofio meritandosi la derisione di tutti!] 




Dopo un'ora scarsa ha smesso di piovere ed è cominciato il pranzo: vale la pena raccontarlo. Durante la pioggia le donne avevano continuato a cucinare dentro ad uno stanzino minuscolo, portandosi dietro tizzoni ardenti, pentole e cibarie; quindi la scena era questa: una fila di bambini (ordinatissimi) davanti ad una porta da cui usciva un fumo pazzesco, ognuno con la propria ciotolina di plastica che veniva riempita di riso, fagioli ed erbe cotte. Poi a seconda dell'età venivano mandati in un'aula precisa.. tutti seduti per terra a ingurgitare voracemente il proprio pasto. Poi è venuto il turno dei bimbi un po' più grandi a cui è stato detto di sedersi in piccoli cerchi nel cortile e gli è stato portato un vassoio pieno delle stesse prelibatezze prima descritte e su cui, dopo la consueta preghiera, si sono avventati senza ritegno :) 





A questo punto pensavamo toccasse a noi e invece... insieme ai genitori e ai bimbi dell'ultimo anno ci hanno fatto sedere in un'aula e qui è cominciata la cerimonia; come ogni cerimonia che si rispetti qui in Africa, è stata una cerimonia lunghissima, sentitissima, coloratissima, sproloquiatissima, musicalissima..issima!

Dopo mille discorsi (di cui noi non capivamo un tubo) e altrettanti applausi è arrivata la parte dedicata specificatamente ai bimbi: ogni mtoto veniva chiamato davanti a tutti e gli veniva consegnato una specie di attestato..a questo punto partivano applausi e urla delle madri emozionatissime (come se si fosse laureato) e ogni madre portava al suo bimbo “diplomato in asilo” una ghirlanda-corona coloratissima, gliela metteva al collo, gli dava un bacio e qualcuno riceveva pure un regalo! I nostri orfanelli erano cinque e gli avevamo fatto anche noi le ghirlande colorate :). Finito questo tran-tran, una volta che i bimbi, tutti eccitati e con le loro ghirlande, si erano riseduti.... via con un' altra chiamata: sempre ad ognuno singolarmente è stato regalato un quaderno e una matita per cominciare le elementari!! che contenti che erano... un quaderno di cartone e una matita usata... 


Le scenette!!! i bimbi avevano preparato delle scenette che ci hanno fatto sbellicare dalle risate.. scenette in cui con un inglese traballante ricostruivano scene di vita in classe!

A questo punto (16.30 circa) abbiamo pranzato anche noi con i genitori, insegnanti, suore ecc!

E per concludere, tutti di nuovo nell'aula, con canti e danze hanno fatto entrare la torta, hanno messo la musica a palla e tutti a ballare...... dopo un po' noi siamo scappati a gambe levate distrutti, con i timpani perforati e la testa rintronata :D




Memo&Gigia

sabato 30 novembre 2013

NINI? (cosa?)

Cosa facciamo qui? Bella domanda.. la risposta più semplice sarebbe un po' di tutto.
Ma proviamo ad addentrarci.
Non siamo venuti qui con un progetto specifico ed unico da seguire per cinque mesi, ma con l'intenzione di dare una mano in ciò per cui c'è bisogno nei posti in cui sbarchiamo. Di cose da fare ce ne sono a migliaia ovunque.. quello che vorremmo fosse la nostra filosofia di quest'esperienza è: arriviamo in un posto, lo conosciamo, conosciamo le persone che ci vivono, ci facciamo conoscere, entriamo a fare parte della comunità-famiglia che ci accoglie..e nella quotidianità di ciò che viviamo ci rendiamo utili in ciò che possiamo e sappiamo fare.
Vedi in questi primi giorni: fare il pane, squartare una vacca intera arrivata come scorta di carne, fare la pizza per tutto l'orfanotrofio, dare una mano a spalare il letame nelle stalle, aiutare in orto (un orto enorme, ricky, ci sguazzeresti!), stare con i bimbi, aiutare a dare da mangiare ai più piccoletti e badare ai più grandi, andare in città a comprare arnesi vari o provviste, aggiustare le zanzariere delle finestre, lavare i piatti... ecc.
l'altra verità è che noi siamo qui anche per vedere,conoscere, imparare. Quindi vogliamo anche girare, vedere posti, scoprire la cultura.. in questi giorni infatti siamo andati più volte ad Iringa per girare la città e farci un'idea.
Siamo stati anche molto fortunati perchè abbiamo conosciuto Chiara e Stefano, una coppia più o meno della nostra età con cui abbiamo legato subito. Con loro abbiamo girato molto Iringa e abbiamo sperimentato posti per mangiare, modi di viaggiare e abbiamo condiviso belle giornate, il moccico dei bambini, le fantasie culinarie delle nostre terre e tante risate. Qualche giorno fa hanno lasciato lo Yatima per tornare in Italia. Asante sana (coco-banana) rafiki!





                                                                                                                                    Memo&Gigia

mercoledì 27 novembre 2013

WAPI? (dove?)

Eccoci qui..
Pronti a raccontare com'è cominciata quest'avventura!
Siamo qui già da un po' e senza dubbio ci sentiamo già a casa, ma ci sembra anche di essere appena arrivati perchè un ruolo definito dobbiamo ancora trovarlo.. pole pole (con calma, non c'è fretta,come dicono qua!).
Contestualizziamo il tutto: dopo un viaggio di tre giorni tra aereo,notte a Zurigo, aereo, notte a Dar Er Salaam, viaggio in bus di dieci ore circa... siamo arrivati a Tosamaganga! Villaggio a circa mezzora da Iringa, città situata nella zona degli altopiani centrali-meridionali del paese (1600 metri slm). Noi siamo ospitati nell'orfanotrofio (Watoto Yatima) gestito dalle suore teresine tanzaniane. Lo Yatima ospita una settantina di bimbi dai 0 ai 6 anni circa.. belli come il sole :). siamo molto vicini (10 min a piedi) dall'ospedale di Ipamba, ospedale molto grande in cui lavorano anche medici del Cuamm e volontari vari.
Iringa è una città splendida.. molto viva, abbastanza grande, in certe zone caotica, in altre più tranquilla. È piena di angoli da scoprire, di strade da percorrere, di facce curiose e risate sonanti. Ci sono negozietti in ogni dove, un mercato enorme di frutta e verdura che ti fa girare la testa per colori e profumi. La gente vende e compra molto la roba usata..nella maggior parte dei negozi si vedono cose (vestiti, scarpe, borse, zaini, apparecchi elettronici, cravatte, lenzuola, pentole, bacinelle, stoviglie, e chi più ne ha più ne metta..) usate, raffazzonate.. per le quali si contratta e si chiacchera mezzore! Tutto questo è davvero affascinante e trainante. È bellissimo girare per la città.. è piena di gente per la strada, piena di voci e di sguardi attenti. E noi siamo sempre i musungu o i wagheni (stranieri).. e per questo a volte ci trattano meglio, a volte ci alzano i prezzi, a volte ci ridono dietro, a volte si incantano a guardare la nostra pelle bianca, a volte cercano di comunicare in ogni modo, a volte si nascondono intimoriti.... in ogni caso l'incontro di culture diverse ha sempre un fascino particolarissimo che basterebbe a giustificare un viaggio! Magico!





                                                                                                                                         Memo&Gigia